Partire partirò, partir bisogna, cacciando in fondo al cuore la vergogna
di appartenere a un gregge muto e vile che non sa dir di no ad un fucile.
Partire partirò e un cappellano, con un sorriso mesto nella mano,
mi porgerà un'immagine e un addio nel nome intemerato del buon Dio.
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Lo squillo sgangherato di una tromba ed il fragore della prima bomba,
per quanto possan essere potenti, non copriranno il batter dei miei denti.
E all'ordine imperioso dell'attacco, indietro resterò da buon vigliacco
e sconterò alfine la mia pena, crepando con sei palle nella schiena.
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Andrò a ingrossare la nutrita schiera di quelli che,
aggrappati a una bandiera, son morti bestemmiando di paura,
ad occhi chiusi in una notte scura.
Diranno che ero un ottimo soldato, diranno ch'ero il più disciplinato,
e forse manderanno un telegramma di condoglianze alla mia cara mamma.
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La gente del mio piccolo paese concorrerà orgogliosa a quelle spese,
che serviranno un giorno a immortalare il nome mio nel marmo di un altare.
E forse mi faranno un monumento che sfiderà la collera del vento.
Il busto eretto, i pugni sul fucile, lo sguardo fiero volto al campanile.
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Si indignerà lo spirito immortale di chi donò la vita a un ideale.
Per contro, mille figlie di Maria mi crederanno santo e così sia.
Io pregherò soltanto che il sorriso di un bimbo non si posi sul mio viso,
il marmo può arrossire di vergogna. Partire partirò, partir bisogna.